In Italia una miniera di fotografie storiche.

Pubblicato il 26/06/2020

Argomento Fotografia

In Italia una miniera di fotografie storiche: pubblicato l’esito della ricognizione ICCD in collaborazione con Soprintendenze, Musei, Poli Museali e Istituti Centrali.

Negli archivi degli uffici del MiBACT è custodito un tesoro di circa 23.000.000 di beni fotografici.

Il dato emerge nell’ambito delle attività previste in continuità con il Censimento delle Raccolte e degli archivi fotografici presentato nel 2017, cui l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) ha dato ulteriormente seguito effettuando nei mesi scorsi una nuova analisi del patrimonio fotografico conservato all’interno delle Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio (SABAP), dei Musei e dei Poli Museali italiani.

I soli fototipi presenti presso l’ICCD ammontano a 7.000.000, rendendo di fatto l’Istituto il più grande archivio di fotografia storica presente in Italia con fondi e collezioni di inestimabile valenza documentale. Un patrimonio che spazia dalle consistenze del Gabinetto Fotografico Nazionale alle foto aeree dell’Aerofototeca Nazionale, dalle collezioni e dai fondi privati alle produzioni contemporanee. A questo dato immenso e variegato si sommano altri 15.690.857 beni fotografici, frutto del censimento 2020 che si è da poco concluso.

La ricognizione ha coinvolto 93 Istituti, per un totale di 118 archivi fotografici. Ne emerge la descrizione di un patrimonio estremamente consistente e databile tra il 1839, anno di nascita della fotografia, e l’attualità. Gli archivi fotografici risultano molto eterogenei sia per la tipologia dei materiali conservati (negativi, positivi e unicum realizzati con diverse tecniche di stampa e fotografie digitali) sia per la morfologia delle sedimentazioni fotografiche (archivi, fototeche e diateche; stampe, negativi e provini allegati alle schede di catalogo). Si tratta sia di fotografie prodotte per documentare l’attività degli Istituti sia di fotografie pervenute attraverso donazioni e acquisizioni.

Il questionario per la ricognizione degli archivi fotografici è stato proposto in sette sezioni per un totale di 35 domande): 1) “anagrafica”: i dati relativi all’Ente, al dirigente e al responsabile dell’archivio; 2) “archivio fotografico”: informazioni generali sull’archivio come: consistenza, storia archivistica, ordinamento, ecc.; 3) “materiali dell’archivio”: consistenze specifiche per tipologia di materiale conservato (analogico, digitalizzato e nativi digitali) e formati del materiale digitalizzato e nativo digitale; 4) “digitalizzazione”: campagne svolte per la digitalizzazione dell’analogico; 5) “strumenti di ricerca”: presenza di eventuali registri di inventario e sistemi informatizzati per la gestione delle fotografie; 6) “conservazione”: stato di conservazione dell’analogico e modalità di conservazione del digitale; 7) “accesso all’archivio e agli strumenti di ricerca”: modalità di accesso all’archivio censito.

Dall’interlocuzione con i funzionari responsabili degli archivi fotografici sono emerse alcune criticità su cui occorre riflettere e intervenire, come ad esempio l’assoluta necessità di valorizzazione e tutela tramite interventi di sostegno alle realtà territoriali nella gestione di questo patrimonio. Non mancano modelli virtuosi di gestione degli archivi fotografici, come quelli della Galleria degli Uffizi, dell’Archivio fotografico della SABAP del Friuli-Venezia Giulia, dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR), del Polo Museale del Lazio e tanti altri.

Le informazioni raccolte costituiscono le fondamenta per futuri interventi di gestione del patrimonio, indirizzati alla conservazione, fruizione e valorizzazione di uno straordinario patrimonio documentale che potrebbe essere trattato uniformemente, immaginando anche un percorso di formazione continua per chi opera negli archivi fotografici, oltre che di facilitazione del lavoro corrente e di supporto le per la gestione di progetti straordinari. Partendo da questi dati significativi è possibile avviare inoltre progetti sistematici di inventariazione, catalogazione, conservazione, restauro, digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio fotografico pubblico, all’interno di un processo in cui l’ICCD si propone di svolgere un ruolo fondamentale di coordinamento e indirizzo, nonché di messa a disposizione di strumenti e metodi per assicurare omogeneità e qualità degli interventi.

La ricognizione rappresenta il primo passo di un progetto più ampio volto alla valorizzazione del patrimonio nazionale che dovrà portare ad un diffuso e semplificato accesso alle risorse raccolte tramite sistemi di gestione informatizzata interoperabili, a un maggiore utilizzo di standard di descrizione e digitalizzazione dei materiali e all’agevolazione della condivisione dei dati.

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