Boccassino

Anno Acquisizione:
2006
Soggetto prevalente:
Popolazione degli Acioli
Settore:
Gabinetto fotografico nazionale
Estremi cronologici:
1927 – 1976
Consistenza accertata:
immagini pubblicate 54
Consistenza stimata:
1.274 fototipi
Parole chiave:
Etnologia

Renato Boccassino (1904-1976) è stato un etnologo italiano attivo soprattutto nel periodo tra le due guerre mondiali e nei primi decenni del secondo dopoguerra. In quegli anni la sua figura è legata a una radicale prospettiva cattolica in etnologia voluta dal Vaticano e orientata dallo studioso tedesco padre Wilhelm Schmidt. Tra il 1933 e il 1934 Renato Boccassino ha effettuato una ricerca sul campo in Uganda presso gli Acioli, una popolazione del bacino del Nilo. Dell’attività dell’autore, e in particolare degli studi sugli Acioli, rimangono molti documenti: articoli, fotografie, cartoline, taccuini, lettere (che ammontano a un consistente numero di documenti) che nel 2006 sono stati donati all’ICCD dalla figlia, Maria Boccassino. Una seconda, meno consistente, donazione, soprattutto di fotografie, è avvenuta nel 2016.

Le fotografie costituiscono la parte più rilevante dell’intero fondo documentario: 660 negativi (gelatine ai sali d'argento su pellicola e, in misura minore, su vetro) e 614 stampe di vario formato (gelatine ai sali d'argento su carta). L’elenco delle immagini è contenuto in un registro dattiloscritto con un indice che riporta l’organizzazione dei materiali per grandi temi etnografici: “Antropologia” riguarda i caratteri fisici con fotografie di tipo antropometrico; “Cultura materiale” è un ampio contenitore dove sono fatti confluire aspetti fra loro eterogenei, ma che hanno in comune la messa in campo di saperi e di tecniche (“Casa e villaggio”, “Economia”, “Mestieri”, “Economia domestica”, “Mercato”, “Vestiario e ornamenti del corpo”, “Armi”); “Età della vita”; “Matrimonio e levirato”; “Balli e strumenti musicali”; “Religione e magia”; “Influenze europee”.

A un primo sguardo appare evidente una forte attenzione per gli aspetti culturali e sociali più che per quelli biologici: le fotografie della sezione “Antropologia” riguardanti tratti fisici e antropometrici sono soltanto 18 su più di seicento scatti. La cultura materiale è molto indagata: un segno, forse, dell’orientamento museografico dello studioso; la collocazione a parte delle fotografie su balli e strumenti musicali solleva qualche interrogativo in merito a una presumibile focalizzazione di interesse per gli aspetti etnomusicologici ed etnorganologici. La sezione numericamente più corposa e articolata in sotto-sezioni è “Religione e magia”: è di sicuro l’argomento di maggior interesse per Boccassino, visto il contesto di studi e di riferimenti culturali entro cui egli si è formato e la sua ricerca si è collocata. Alcune fotografie, quelle in cui compare lo stesso Boccassino, sono state scattate da padre Giuseppe Pasquale Crazzolara, missionario comboniano compresente sul terreno, studioso di aspetti etnografici e linguistici e autore di grammatiche e dizionari acioli/inglese e acioli/tedesco.

I negativi sono in prevalenza di formato 9x12 e alcuni di formato 4,5x7. Sono per lo più custoditi in buste di pergamino e riportano su uno dei lati, in prevalenza quello più stretto, il numero corrispondente all’elenco, in realtà una stringa alfanumerica che comprende le divisioni e sottodivisioni operate dall’autore, del tipo: VI B 3 140a. Tutti i negativi 9x12 sono stati ottenuti con un apparecchio fotografico Ica reflex 755, con obiettivo fisso Carl Zeiss Tessar 4,5/150 mm, otturatore a doppia tendina, soffietto su slitta, mirino a pozzetto, visore posteriore sul piano focale. L’etnologo ha utilizzato anche un esposimetro Bewi a “estinzione”. La cura con cui ha preparato la sua spedizione è anche attestata dalla sua richiesta di informazioni e consigli tecnici sull’uso dell’apparecchiatura fotografica alla ditta Paul Dette di Francoforte che forniva consulenza e assistenza per ogni tipo di ripresa fotografica nelle diverse situazioni geografiche.

Le immagini hanno un grande e indubbio valore documentario, mentre da un punto di vista tecnico, pur presentando un buon livello qualitativo, in alcuni casi mostrano i difetti tipici dell’estemporaneità e dei limiti “ambientali” delle riprese “sul campo” in un contesto difficile come poteva essere l’Uganda degli anni ’30. L’esposizione è in linea di massima ben valutata. Le inquadrature, in prevalenza orizzontali, sono sempre a livello della persona, orientate sulla linea degli occhi, allineate al terreno. Il fotografo sembra seguire con la macchina fotografica l’andamento di ciò che avviene mantenendosi sempre prossimo alla scena da riprendere: si avvicina e si allontana, si alza e si abbassa con movimenti di camera che segnalano opportunamente la logica di uno sguardo etnografico. I campi di ripresa sono in prevalenza di due tipologie: abbastanza ricorrente è un campo medio-vicino, utilizzato per riprese di singoli o di piccoli gruppi intenti a fare qualcosa; anche molto ricorrente è un campo medio, utilizzato per allargare l’inquadratura e includere l’ambiente circostante a comprendere abitazioni, oggetti, installazioni rituali come tombe e sepolture. Boccassino segue in maniera dettagliata e meticolosa il procedere di una cerimonia, i gesti e le posture che vi si adottano, dando luogo a una densa etnografia visiva. Sono ricorrenti, infatti, le sequenze. In generale prevalgono i soggetti umani: molto spesso gli oggetti sono fotografati in uso, o comunque in relazione a una persona; non mancano tuttavia fotografie di soli oggetti oppure di allestimenti rituali.

Le fotografie della ricerca in Uganda, utilizzate dall’autore in alcuni articoli di ricognizione etnografica da lui scritti fra il 1960 e il 1973, sono state presentate al pubblico con la pubblicazione di una serie di 53 immagini nella sezione Camera oscura della rivista “Voci” (XII/2015, a cura di A. Ricci) che, nell’ottobre 2016 ha dato luogo a una mostra di 20 fotografie presso l’ICCD. Si è trattato di un primo approccio al fondo Renato Boccassino le cui componenti, per l’attività complessa e variegata del suo autore, mostrano tracce e indizi che conducono in altri archivi italiani ed europei. Tra questi vi è l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi (Icbsa) dove è conservato un carteggio intercorso tra Boccassino, l’Istituto romano e il Phonogramm-Archiv del Museo etnografico di Berlino, in merito alla realizzazione, negli stessi anni, di più di 80 registrazioni sonore mediante un fonografo Edison. Date per distrutte, tre di queste registrazioni sono state individuate, recuperate e fatte ascoltare in occasione della mostra del 2016.

Bibliografia di riferimento 

E. Musumeci , L. Petrone, Il fondo Boccassino dell’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione: un’introduzione, “Voci”, XII (2015), p. 220-226.

A. Ricci, Nascita e morte tra gli acioli. Fotografie di Renato Boccassino 1933-1934, “Voci”, XII (2015), p. 211-212.

M. Coppola, Renato Boccassino. Un profilo biobibliografico, “Voci”, XII (2015), p. 213-219.

A. Ricci, Le fotografie di Renato Boccassino della spedizione tra gli acioli in Uganda: prime considerazioni, “Voci”, XII (2015), p. 227-240.

R. Boccassino, Fotografie 1933-1934, “Voci”, XII (2015), p. 241-299.

Riflessioni a più voci su "Nascita e morte tra gli Acioli. Fotografie di Renato Boccassino, 1933-1934", a cura di Antonello Ricci, 2017. Scritti di F. Faeta, L. M. Lombardi Satriani, M. Pavanello, C. Pennacini, P. Schirripa, A. M. Sobrero.