Chigi

Anno Acquisizione:
1970
Soggetto prevalente:
Natura, ritratti, vedute, cronaca, viaggi, Grande Guerra
Settore:
Gabinetto fotografico nazionale
Estremi cronologici:
1896 ca. – 1943 ante
Consistenza accertata:
6.045 - immagini pubblicate 1.271
Parole chiave:
Ariccia - Russia - Roma - palazzo Chigi

L’archivio fotografico di Francesco Chigi (1881-1953) fu donato al  Gabinetto Fotografico Nazionale nel 1970 da Mario Chigi su proposta avanzata al Ministero della Pubblica Istruzione dall’allora direttore Carlo Bertelli. Una prima selezione del materiale, composto di vari nuclei di negativi, è stata effettuata in occasione della mostra Fotografie di Francesco Chigi. La minicamera ai primi del novecento, tenutasi a Roma a cura dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, in Palazzo Braschi, nella primavera del 1978, cui fece seguito, nello stesso anno e in stretto rapporto con l’esposizione, la pubblicazione della monografia a cura di Eva Paola Amendola.

Ad oggi l’archivio ha un aspetto per certi versi nuovo, grazie all’implementazione del materiale archiviato nel corso del 2013. Si è provveduto, peraltro, al restauro di buona parte delle lastre che risultavano danneggiate e si è proceduto alla completa digitalizzazione di tutti i negativi. La possibilità di avere a disposizione ed esaminare il fondo nella sua interezza ha inoltre consentito l’individuazione di diverse tipologie di materiali: negativi su vetro e su pellicola (18x24, 13x18, 9x12); su pellicola nei formati mono e stereo (dal 4,5x6 cm al 18x24cm), positivi a contatto su carta e positivi su vetro, anche stereoscopici, ma il nucleo più consistente è formato dai negativi 4,5x6, realizzati con una piccola macchina Guamont. Importante è la serie di autocromie che Chigi, sperimentò fra i primi in Italia servendosi delle lastre brevettate dai Fratelli Lumière, messe in commercio nel 1907. Le immagini sono state realizzate prevalentemente da Francesco Chigi, tra il 1896 e il 1943. Molto interessante l’attenzione prestata dallo stesso principe Chigi alle innovazioni tecnologiche in campo fotografico che lo portarono a sperimentare aberrazioni, fotomontaggi, tricromie.

Negli archivi fotografici ICCD vi sono anche  riproduzioni da positivi originali, non facenti parte della donazione,  eseguite su concessione della famiglia Chigi in occasione della mostra del 1978.

Completano il fondo 13 apparecchi per la ripresa, obiettivi, ingranditori, riproduttori, accessori vari e un visore stereoscopico.

Lo sguardo fotografico che emerge dall’esame di tutto il materiale offre immagini sia del  Chigi privato, in cui sono ricostruibili gli ambienti, le ville e le tenute di famiglia (non solo lungo il litorale, ma ad esempio in Sabina, sul Monte Terminillo), i ritratti dei familiari e delle persone che animavano quotidianamente la vita del principe, i viaggi (importanti gli scatti eseguiti in Ucraina); sia del Chigi scienziato, attento osservatore della natura e delle insidie che possono innescare processi di alterazione degli equilibri ambientali.

L’insieme del materiale oggi a disposizione restituisce un’immagine di Francesco Chigi fotografo più complessa e sfaccettata di quella documentata dalla mostra del 1978. L’utilizzo della tecnica fotografica accompagna, fin nel dettaglio, i molteplici interessi scientifici del principe e la sua passione per le specie animali e per il loro habitat. La documentazione fotografica era nelle sue mani strumento indispensabile per l’analisi dei fenomeni e per ogni metodologia nello studio della natura, che tanto lo prendeva fino a divenire, nel corso del tempo, il suo interesse assoluto e dominante: un impegno scientifico che lo portò a istituire la Stazione Ornitologica di Castel Fusano, di cui ebbe cura di dare informazione attraverso articoli a stampa,  e ad essere uno dei fondatori, nel 1908, del Giardino Zoologico di Roma.

Questo uso della fotografia, così attento e puntiglioso, fu in realtà antesignano di moderne tecniche d’indagine naturalistica. L’analisi minuziosa che si riflette nelle lastre spazia dalla ripresa delle dune del litorale laziale della tenuta Chigi, con la loro vegetazione, effettuata deliberatamente in stagioni diverse e con differenti condizioni atmosferiche, alle condizioni della vegetazione arborea documentata in particolari situazioni di sofferenza dovute ad agenti patogeni, in una sezione da lui significativamente chiamata “Gli alberi e i loro nemici”; e ancora, dallo studio delle tante specie ornitologiche autoctone, alcune delle quali probabilmente oggi scomparse da quell’areale, alla registrazione documentale delle loro abitudini quotidiane.

Alcune strumentazioni fotografiche originali, con le quali furono realizzati fotografie e distorsioni, sono state donate insieme ai negativi e sono andate ad arricchire l’attuale sezione museale dell’ICCD.

 Uno sguardo privato. Memorie fotografiche di Francesco Chigi, a cura di Eva Paola Amendola; prefazione di Oreste Ferrari, Torino: Einaudi, 1978

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