"Osservare la terra" - in mostra fino al 31 gennaio 2018
Pubblicato il 15/11/2017
Fabio Barile (Barletta, 1980) lavora dal 2014 ad un ambizioso progetto fotografico centrato sull'osservazione del fenomeno geologico in Italia, titolato An investigation of the laws observable in the composition, dissolution, and restoration of land.
Barile ha ripercorso i passi del geologo scozzese James Hutton (Theory of Earth, 1785) il quale, basandosi sull'osservazione di comuni e ripetute morfologie geologiche denunciò la temporalità del pianeta terra aprendo così il campo ad una nuova scienza. La morfologia, o la forma, è dunque la stele di Rosetta della geologia attraverso cui comprendere la temporalità millenaria della terra, una temporalità a tal punto 'altra' da quella umana da essere quasi inimmaginabile.
Riferendosi al suo lavoro il fotografo ha parlato di una terapia dell'insignificanza: nell'era dell'antropocene è bene (ri)pensarci come creature che vivono nell'intervallo di un battito di ciglia mentre il pianeta ci ha preceduti e ci sopravviverà. La narrazione visiva di Fabio Barile aiuta a immaginare questo tempo 'altro' attraverso due serie di immagini: all'osservazione di fenomeni geologici tanto comuni quanto ricorrenti sul nostro territorio segue la verifica dei processi di genesi, evoluzione e sedimentazione degli stessi in laboratorio.
Le due serie fotografiche sono il risultato di ritmi e operazioni diversi, legati in questo caso alla produzione delle fotografie; nell'allestimento della mostra è il tempo lunghissimo della conformazione geologica ad avere il posto principale occupando ad altezza d'occhio le pareti delle sale, mentre le verifiche in laboratorio sono poste, tranne due eccezioni, in bacheca così che sia sottolineata la funzione indiziaria ed esplicativa.
Nel 2017 Fabio Barile ha iniziato a confrontare il suo lavoro con la fotografia conservata negli archivi storici dell'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione; la mostra Osservare la terra documenta il dialogo tessuto ed intende restituire sul piano squisitamente visivo alcune riflessioni nate da questa nuova fase di elaborazione del progetto fotografico.
Le fotografie di archivio sono esposte a parete su due registri paralleli a quello principale, così da solleticare nel visitatore la possibilità di messa in dialogo tra contemporaneo e storico.
Come è noto l'archivio fotografico storico dell'ICCD conserva fotografie di documentazione del patrimonio culturale nazionale nel lungo tempo di oltre un secolo (1895 – ad oggi): solo gradualmente il paesaggio con le sue conformazioni geologiche è stato riconosciuto come bene culturale (Legge Bottai, 1939) seppur nell'idealistica accezione di 'bellezze naturali'. La fotografia ha avuto una funzione a tal punto centrale in questo processo di inclusione nel 'registro' del patrimonio nazionale da apparire sempre ed ancora non abbastanza sottolineata; l'archivio fotografico dell'ICCD si configura dunque come un serbatoio di cartine al tornasole per capire il se, il quando, il come ed il cosa è stato fotografato e tutelato.
Nella preparazione della mostra si è scavato nell'archivio selezionando una serie di stampe storiche – diverse per formato, tecnica e presentazione dell'immagine – che documentano alcune conformazioni geologiche, non identiche ma simili a quelle fotografate da Fabio Barile.
La verifica ed il confronto ha portato a molteplici risultati, ampliando le prospettive stesse del progetto autoriale da un lato e aprendo nuovi orizzonti per la fotografia storica dall'altro; la mostra è stata l'occasione per tracciarne i contorni e per verificare come una narrazione articolata su molti tempi e su molti sguardi possa ampliare il campo di azione della progettualità contemporanea e al contempo restituire senso e profondità di lettura critica alla fotografia storica.
La mostra rimarrà aperta dal 16 novembre al 31 gennaio 2018 dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00 presso la sede ICCD, in via di San Michele 18.