A sei anni dal sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo
Pubblicato il 10/04/2015
Il prossimo 5 maggio, a distanza di sei anni dal terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito la provincia de L’Aquila, l’ICCD propone una riflessione sul disastroso evento attraverso la testimonianza fotografica di due autori che hanno documentato il territorio abruzzese: Giorgio Stockel, fotografo e architetto, già docente presso l’Università de L’Aquila, e Antonio Di Cecco, fotografo aquilano che ha fissato l’obiettivo sullo stato post sisma.
Le fotografie di Stockel (oltre 9.000 immagini, comprensive di documentazioni cartografiche e mappe storiche) testimoniano, con un accuratissimo e sistematico rilievo fotografico, il centro storico del capoluogo abruzzese e i territori limitrofi, in una puntuale ricognizione condotta tra il 1977 e i primi anni Ottanta e, poi, subito dopo il terremoto.
Le fotografie di Di Cecco, in parte pubblicate nel volume ’In Pieno Vuoto. Uno sguardo sul territorio aquilano' (Peliti, Roma 2013), nascono dal progetto di ricognizione avviato dall’autore all’indomani del sisma. Di Cecco conduce, con sguardo autoriale e con il disagio di chi in quei luoghi è nato e vissuto, un lento processo di attraversamento, dalla città dell’Aquila alla periferia con le nuove edificazioni, di territori conosciuti da sempre che il trauma del sisma ha reso repentinamente estranei.
Le fotografie di Giorgio Stockel e Antonio Di Cecco, donate dagli autori all’Istituto, arricchiranno l’archivio fotografico dell’ICCD di una preziosa e inedita documentazione sui territori devastati dal sisma.
Nell’incontro del 5 maggio Laura Moro, Benedetta Cestelli Guidi e Tiziana Serena, rifletteranno insieme agli autori di come la fotografia può raccontare le alterazioni subite da un territorio in seguito ad un evento naturale e agli interventi conseguenti, realizzati secondo un modello di gestione dell’emergenza come quello messo in atto sul territorio abruzzese dopo il terremoto del 6 aprile del 2009. Trasformazioni che vanno oltre la modifica dello stato dei luoghi, per insinuarsi nel tessuto sociale, nelle regole non scritte che governano l’uso degli spazi urbani, nella percezione del paesaggio.